La sopravvivenza delle tartarughe marine, minacciata in primo luogo dalla presenza di plastica in mare, sembra avere un nemico ancora più forte e imbattibile: l’aumento della temperatura.
Purtroppo i notevoli cambiamenti climatici stanno ostacolando la sopravvivenza di alcune specie di tartarughe di mare in Costa Rica, lungo la costa del Pacifico.
[dt_sc_h3]Salviamo le tartarughe in Costa Rica[/dt_sc_h3]
Ben 600 testuggini marine viaggiano ogni anno per deporre le uova lungo le spiagge di Ostional, nella provincia di Guanacaste, a circa 300 chilometri dalla capitale San José.
Gli animali arrivano su queste spiagge tra metà agosto e l’inizio di settembre e le uova si schiudono fino al massimo a dicembre.
Le tartarughine, però, non devono sopravvivere solo ai loro normali predatori come gli uccelli marini, i cani e gli avvoltoi, ma anche i temuti cambiamenti climatici.
L’allarme viene lanciato dai ricercatori dell’Università di Princeton che, dopo analisi ed esami compiuti nelle calde e assolate spiagge del Costa Rica, hanno dimostrato che il surriscaldamento globale sta facendo diminuire il numero delle nascite tra le tartarughe del 7% negli ultimi anni.
I gradi in più del termometro terrestre possono provocare l’innalzamento delle temperature delle spiagge, oggi stimato in circa 2,5 gradi, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa delle tartarughe marine: dalle fasi dell’accoppiamento alla disponibilità di cibo, alla schiusa delle uova.
Un allarme per la salvaguardia di specie come la tartaruga verde, la embricata e la tartaruga liuto.
Queste tartarughe quando escono dal mare, cercano un luogo adeguato per iniziare a scavare il loro nido e per fare questo si tardano dai 20 ai 30 minuti cercando e passando il becco nella sabbia per trovare un punto dove la temperatura e l’ umidità della sabbia sia idoneo allo sviluppo delle uova.
A quel punto, trovato il luogo adatto, iniziano a scavare un buco che generalmente è profondo 40 cm, con le loro pinne posteriori, dopodichè iniziano a deporre le uova che, per questa specie, sono da 85 a 140 per ogni tartaruga.
Finito di deporre, la povera femmina stanca, inizia a tappare il buco ricoprendolo con sabbia e dopo aver riposato qualche istante torna al mare.
Dopo 45 giorni d’incubazione le uova schiudono e nascono i piccoli che sono già pronti per vivere nel mare e, nella maniera più veloce possibile, escono dal nido, generalmente di notte e raggiungono il mare.
Queste piccole tartarughe nascono con la presenza di una parte dl vitello dell’uovo, che si può chiaramente vedere essendo posto nella zona ombelicale.
Il vitello è il materiale di nutrimento dell’embrione all’interno dell’uovo e la sua presenza alla nascita fa si che le piccole possano avere di che alimentarsi per i primi giorni di vita, fino a raggiungere prima il mare e poi una zona protetta dove passerà i primi anni di vita senza troppi rischi.
Nel loro tragitto dal nido al mare iniziano i problemi della difficile vita delle tartarughe infatti, i predatori sono molti tra i quali uccelli, granchi e cani che purtroppo frequentano queste spiagge e una volta in mare, la moltitudine di pesci che le cacciano.
Di 100 uova si schiudono un 50/60% di queste e le poche tartarughe che arrivano all’età riproduttiva dopo 12/15 anni sono veramente poche: si stima che siano da 1% al 3% delle nate, una quantità molto bassa.
[dt_sc_h3]Tutti insieme, Ticos, gli abitanti del luogo, e volontari, salviamo le tartarughe in Costa Rica[/dt_sc_h3]
A questo punto diventerà molto importante il ruolo del volontario , attività molto sentita come alternativa alle canoniche vacanze.
In uno dei tanti parchi o riserve naturali, dove si ritrovano i volontari, come ad esempio il Rifugio Vida Silvestre di cui abbiamo letto nel meraviglioso articolo di Fraintesa, la sera dopo le dieci si organizzano delle squadre e si va per quattro ore lungo la spiaggia a scovare le Tartarughe che vengono per deporre le uova, si aspetta che le abbiano deposte e le si prendono.
Di solito ogni sera si riescono a prendere 1000 uova, considerando che ogni tartaruga depone all’incirca dalle 70 alle 100 uova.
Ma non è del tutto semplice, per scovare le tartarughe si ha bisogno dei cani che le fiutano e in giro ci sono sempre dei bracconieri.
Finito di raccogliere, si torna al Rifugio, dove c’e’ un campo a scacchiera in cui si fa una buca e si mettono le uova, non tutte insieme ma per ogni gruppo di uovo, una buca.
Una volta chiusa la buca e la si copre con una specie di gabbia metallica.
La mattina dopo un paio di ore che sorge il sole si torna al campo e le uova che erano state messe 45 giorni prima si sono schiuse e dentro le gabbie metalliche ci sono le tartarughine.
E’ una cosa ciclica.
Cosi si prendono subito e si portano alla spiaggia.
Qui le si lascia a una cinquantina di metri dall’oceano e vedere questo migliaio di tartarughe che impazzite, corrono verso l’oceano, verso la vita, verso la libertà, e un’ennesimo spettacolo della natura.
La giornata lavorativa del volontario è flessibile e può includere sia il giorno che la notte.
Dura tra le 4 e le 8 ore, a seconda della stagione.
Un progetto dedicato a chi non ha paura di lasciarsi alle spalle le mille luci della città e immergersi in un ambiente naturale di estrema bellezza.
I turni di pattugliamento sulla spiaggia non richiedono competenze specifiche, sarà sufficiente affidarsi alla preparazione dello staff locale e aver voglia di camminare per chilometri illuminati solo dalla luna.
Diventare volontario è un’esperienza di vita, significa viaggiare uscendo dagli schemi ordinari e scoprire il mondo seguendo le vecchie rotte, avvicinandosi all’ambiente e alla vita locale, conoscendo ma soprattutto vivendo le tradizioni che fanno di una cultura un patrimonio inestimabile.
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